Per l’immagine di mostra: courtesy Michael Fliri e Galleria Raffaella Cortese, Milano. Foto: Rafael Kroetz

 


THE MOUNTAIN TOUCH
Paola Anziché, Emanuela Ascari, Sara Berts, Ruben Brulat, Alberto Di Fabio, Michael Fliri, Christian Fogarolli, Lucas Foglia, Fernando García-Dory, Nona Inescu, Marcos Lutyens, Andrea Nacciarriti, George Steinmann, Peter Stridsberg

Con un progetto speciale di Zheng Bo presso il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino

A cura di Andrea Lerda

Museo Nazionale della Montagna, Torino
05.11.2022 - 02.04.2023

 


L’esposizione presenta le opere di 14 artisti italiani e internazionali, in dialogo con una narrazione scientifica a cura di Federica Zabini e Francesco Meneguzzo, ricercatori presso l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche, che da anni sta conducendo la più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale e delle immersioni negli ambienti verdi insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze.

In parallelo al configurarsi della montagna come laboratorio educativo naturale, nel quale percorsi di sensibilizzazione e attività ecopedagogiche sono in grado di coinvolgere le persone in un nuovo rapporto empatico con il mondo, si va affermando la consapevolezza dell’azione terapeutica e rigenerativa che essa è in grado di esercitare sul corpo e sulla mente dell’uomo.
Per secoli le persone hanno spesso agito sulla base dell’intuizione che gli esseri umani abbiano bisogno di entrare in comunione con il mondo naturale a beneficio del proprio stato affettivo-emotivo, del proprio corpo, del cervello e della propria psiche. 

 

 

In un momento storico caratterizzato da emergenze pandemiche e ambientali, da più parti si sommano le attività che scienziati e ricercatori stanno conducendo per dimostrare quanto fino a qualche decennio fa è stato studiato e dimostrato empiricamente senza una validazione da parte del mondo della scienza.
Recenti studi dimostrano che il contatto con il mondo naturale riduce i livelli infiammatori nel cervello, collegati a depressione e altri disturbi dell’umore e disordini della salute mentale. Le ricerche dimostrano che sono sufficienti solo due ore in un bosco per abbassare significativamente i livelli di citochine nel sangue e alleviare lo stato infiammatorio.
Il contatto con ambienti naturali – come aree verdi, boschi e foreste – si traduce in una minore incidenza di allergie, di disturbi autoimmuni e di alti livelli di stress e, di contro, un miglioramento delle funzioni cardiovascolari, degli indici emodinamici, neuroendocrini, metabolici e ossidativi, nonché dei processi mentali e del benessere psichico.

Oggi, però, l’estinzione dell’esperienza diretta in natura – concepita come elemento estraneo alla vita quotidiana per la maggior parte delle persone è causa di un vero e proprio disturbo da deficit di natura, soprattutto nei bambini, alimentata da una cultura della sedentarietà e dallo sviluppo delle tecnologie – è legata alla forte urbanizzazione e alla conseguente perdita di spazi naturali e di biodiversità, con un enorme impatto sulla nostra salute fisica, psicologica ed emotiva.
Se consideriamo che entro il 2050 il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, quali saranno le implicazioni e le conseguenze di questa trasformazione epocale? Qual può essere il ruolo della montagna nella possibilità di riscoprire nuovi modi di abitare il mondo? Quale il ruolo dei parchi urbani e delle aree verdi nel generare benessere psico-fisico? Come la situazione pandemica e una sua diversa narrazione da quella fatta finora possono contribuire allo sviluppo di un nuovo sguardo sulla natura, incentivando altresì la cura dell’ecosistema e dei suoi elementi?

 

 

The Mountain Touch vuole essere uno spazio di riflessione sul legame stretto e profondo, seppur dimenticato, che esiste tra l’essere umano, la montagna e la natura più in generale, e sui benefici di questa relazione, se vissuta come scambio e non come semplice esperienza di sfruttamento delle risorse.
Mediante un percorso narrativo immersivo – che raccoglie i lavori di tredici artisti italiani e internazionali –  i
l pensiero della “montagna che cura” si coniuga con quello della “cura della montagna”.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue che raccoglie testi di Qing Li, immunologo e presidente della Società giapponese di medicina forestale, Università degli Studi di TokyoMarina Boido e Alessandro Vercelli, Neuroscience Insitute Cavalieri Ottolenghi dell’Università degli Studi di Torino; Francesca Cirulli e Marta Borgi, Center for Behavioral Sciences and Mental Health. Istituto Superiore di Sanità; Lucy Jones, scrittrice, giornalista e autrice del libro “Losing EdenRita Berto e Giuseppe Barbiero, Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature, Laboratorio di Ecologia Affettiva, Università della Valle d’Aosta; Marco Battain, Presidente del CAI Torino e referente del gruppo “La montagna che aiuta”; Francesco Riccardo Becheri, Psicologo Psicoterapueta, Fondatore e Responsabile Scientifico Stazione di Terapia Forestale Pian dei Termini, Psicologo Referente CAI Commissione Centrale Medica / Comitato Scientifico Centrale; Giulia Villari, Ricercatrice del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino.