Natura Morta / Dimensions Variable
Kunsthalle Eurocenter
Lana (Bz) / Settembre 2015
A cura di Andrea Lerda

 

 

L’intervento pensato dal giovane artista italiano Andrea Nacciarriti per gli spazi della Kunsthalle Eurocenter Lana prende le mosse da una riflessione che concerne il motivo artistico della natura morta, oltre che da uno spunto che riguarda in sé il territorio altoatesino.
La città di Lana è sede di un importante impianto di biogas, una realtà che rende possibile il fatto che ciò che cessa di esistere in un luogo divenga materia prima per la vita dello stesso. Gli scarti di un processo produttivo diventano risorse per un altro ciclo produttivo, così come avviene in qualche modo di per sé anche in natura.
Il lavoro di Nacciarriti è volto a scandagliare gli aspetti che riguardano l’influenza dei media nei confronti di ciò che percepiamo oggi essere “natura”. L’immaginario che nutriamo nei confronti di questo tema è certamente figlio di un’attenzione spropositata da parte dei media e di una cultura green (a tratti modaiola) che l’artista intende sottoporre a un ripensamento sostanziale, instaurando parallelismi e paradossi.
Il termine natura morta appare per la prima volta intorno agli anni cinquanta del Seicento, e deriva dall’olandese vie coye e still-leven, cioè natura sospesa, immobile.
Dopo secoli d’iconografia sul tema si è giunti nel XX secolo fino alla sua “dissoluzione” nell’astrazione installativa, a una decostruzione e scomposizione della forma che scaturisce dall’esigenza di moltiplicarsi in una visione fluida. Un passaggio dall’elemento naturale all’oggetto in-naturale e viceversa.
Nel progetto pensato per la Kunsthalle Eurocenter Lana, l’analisi di Nacciarriti si concretizza nel rapporto sostenuto dall’interazione di differenti elementi: l’artificio e la natura, la storia e il contesto temporale, la forma e l’evoluzione. Egli mette in scena e documenta la meccanica della trasformazione, la fisiologia di una neo-natura morta e il suo processo di sviluppo, fino a una conseguente forma di metabolizzazione e ripensamento del concetto attraverso una nuova sensibilità tutta contemporanea.
Ne nasce un’iconografia inedita, irriverente, cinica. La mostra è una riflessione critica e paradossale sulla morfologia di un soggetto che sembra aver finalmente conquistato una certa autonomia e libertà espressiva. Dopo che la cultura di massa, la televisione, i social media e i pensieri liquidi che scaturiscono dalla globalizzazione stessa, hanno cambiato il modo di guardare alle cose, anche i grandi topos della storia dell’arte rivivono attraverso un approccio critico pregno di questa fluidità e dei grandi temi dell’oggi.