Spazi di Silenzio


di Maria Chiara Wang

 


 

 

Uomo, Territorio, Frammento, Natura, Paesaggio, Dialogo: nei due concetti con i quali Giulia Dall’Olio introduce il progetto realizzato per Artissima 2022 risultano già chiari ed evidenti i capisaldi della sua ricerca.

 

La vegetazione folta e rigogliosa che l’artista fa emergere dal nero del carboncino ha una carica magnetica e seduttiva, attrae a sé lo spettatore, immergendolo in un tempo quieto e dilatato, in una dimensione sospesa e immobile all’interno della quale lo scambio avviene in silenzio. Mediante rimandi, suggestioni e stimoli sensibili, la natura delineata comunica senza parlare, stimolando la percezione del pubblico. Accade, attraverso il linguaggio del disegno, quella stessa dinamica che Gigliola Foschi descrive relativamente alla fotografia (1): scrittura di luce e segni di ombre trovano così un loro punto di contatto.

 

La tecnica «a levare» - realizzata facendo emergere il dato naturale dalla base scura e omogenea stesa a carboncino con diverse tipologie di gomme sagomate e scolpite a seconda dell’effetto che l’artista desidera ottenere - unitamente all’intervento del colore a pastello o acrilico e alla poetica del frammento sono una eco dell’azione dell’uomo sull’ambiente. Dice la stessa Dall’Olio: «è come avere tra le mani un pezzo di carta che continuiamo a strappare fino a quando non troviamo la dimensione giusta per poterlo utilizzare, così sul tavolo non rimane altro che una miriade di pezzi che non potranno mai tornare alla loro integrità.» Le sue opere su carta, così come le imponenti installazioni a parete, vogliono perciò essere un invito a riconoscere che la natura non è soltanto una risorsa ma un luogo in cui dobbiamo vivere, un elemento con cui convivere e del quale prendersi cura.

 

 

 

 

L’introduzione del frammento nel percorso artistico di Giulia Dall’Olio avviene a partire dall’installazione site-specific realizzata per la mostra personale Imbalance curata da Mathias Listl al Kunsthalle Mannheim e realizzata grazie alla collaborazione con l’associazione Artgenossen e con la Galleria Isabelle Lesmeister di Ratisbona, con la quale l’artista collabora da più di sei anni. In tale occasione diversi disegni di grandi dimensioni sono stati frammentati in cinquantadue pezzi irregolari e disposti successivamente in maniera casuale a muro.

 

"L’uomo trasforma il territorio per adattarlo alle proprie esigenze.
Raccolgo i frammenti di quella natura che ha visto il suo passaggio e ricerco nuovi dialoghi"
Giulia Dall'Olio

 

Per Artissima 2022, invece, vi è un ritorno alla regolarità: il disegno allestito a parete per il suo solo show con la Galleria bolognese Studio G7 nella sezione disegni viene segmentato in strisce parallele poi giustapposte in successione «casuale». Si avverte, qui, un rigore molto simile a quello architettonico, all’imposizione rigida dell’azione dell’uomo sul paesaggio. Resta, però, come cifra comune alla produzione precedente, l’uso di differenti distanze tra le parti a significare quelle distanze differenti che si creano nel tempo tra l’essere umano e la natura rappresentate anche - come afferma Irina Zucca Alessandrelli nel testo critico redatto per l’appuntamento torinese - dagli equilibri variabili che si generano sulla carta tra il colore, che rappresenta l’intervento antropico, e il disegno che riproduce l’elemento naturale.

 

Nelle trame di selve, boschi e foreste, tra gli elementi arborei plasmati da Giulia Dall’Olio attraverso le cancellature, spicca la totale assenza dell’essere sia umano che animale: si abbandona la prospettiva antropocentrica per adottarne una «fitocentrica». La rielaborazione dei paesaggi vissuti attraverso i filtri della memoria e della percezione soggettiva ed emotiva, unitamente ad una profonda conoscenza dei testi di autori come Marc Augé, Jacques Brosse, Gilles Clément, Emanuele Coccia, Eduardo Kohn, Stefano Mancuso, Antonio Perazzi, Henry David Thoreau e Daniele Zovi, sono le fonti che accompagnano la ricerca e il gesto dell’artista.

 

 

 Per tutte le immagini: courtesy l'artista e Galleria Studio G7, Bologna

 

 

(1) Gigliola Foschi, Le fotografie del silenzio. Forme inquiete del vedere, Mimesis (MI), 2015