Abitare la città

 

Architetto di formazione, artista, cineasta (e attore), editor, musicista, fumettista, docente, Ugo La Pietra rimane un osservatore critico della realtà, che ha sondato, analizzato, criticato, amato, riprogettato con una profondità rara, disvelando le contraddizioni insite nella cultura e nella società. In termini teorici la sua completa attività - così eterogenea e complessa da risultare di difficile collocazione critica e disciplinare - è da interpretare come una lunga militanza all'interno della categoria dell'anti-progetto.
La Pietra fa della quotidianità e dei comportamenti il proprio campo d'azione e discussione, utilizzando se stesso, il proprio corpo, gli amici, la propria casa, la città e il Paese - senza mai tralasciare ironia e sarcasmo - per narrare il rapporto individuo-ambiente. Dove per ambiente non si considera mai il fattore strettamente urbano o ecologico, ma la fenomenologia della realtà, amplificando il significato non solo del contesto progettuale, ma dell'intero bagaglio emotivo, antropologico, esistenziale del nostro stare nel mondo.

 

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			architettura sostenibile verde urbano

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In ordine: Bosco in città, acquerello su carta, 25x35 cm, 2014; Verde in casa, l'esterno verso l'interno. Non c'è bisogno di giardini e parchi urbani, basta coltivare piante, pianticelle e arbusti nella nostra casa, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2013; Bosco Verticale. Col tempo ci viene fuori anche una dépandance!, fotomontaggio e disegno, 50x60 cm, 2014.

Da anni Ugo La Pietra riflette sul meccanismo di presa di coscienza della città e dei modi di abitarla, in modo da elaborare il giusto equilibrio tra uomo e natura. Così una fioriera dove crescono spontanee erbe e piantine i cui semi sono stati portati dal vento non rappresenta un errore, uno sbaglio da estirpare, e non è più brutta, ma è un 'memento' costante e un 'monumento' a considerare transitoria, se non proprio abusiva, la nostra presenza sulla superficie del pianeta.
'Abitare la città' è la nuova area progettuale di cui l'artista parla da tempo e che dovrebbe essere sviluppata nella pratica quotidiana, partendo proprio dai 'luoghi di decompressione', luoghi in cui solo con il verde è possibile sviluppare l'immaginazione, la fantasia, il piacere che dalla materia porta verso la spiritualità.

 

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In ordine: Verde urbano, Tra la natura e l'architettura, col tempo vince sempre la natura, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2014; Aiuole per il verde. Aiuole per segnare i posti di carico e scarico, a qualsiasi ora del mattino, nell'isola pedonale di via Paolo Sarpi, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2014; Orti urbani. Lasciamo la campagna! Andiamo a coltivare i tanti spazi disponibili in città, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2013; Il verde risolve. Strutture per occultare la spazzatura, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2014


Perché l'architettura si ostina a costruire case, strade, quartieri, città introducendo nel costruito 'il verde', inteso come elemento capace di assolvere o 'risolvere' diverse funzioni.
Dimentica sempre – l'architettura – che il verde, al contrario del costruito, ha una propria e un proprio sviluppo e nel tempo ha sempre avuto la meglio. Un tempo si dava importanza a certi luoghi costruiti, giardini riservati esclusivamente alle divinità, come a certi giardini riservati esclusivamente alle divinità, come a certi giardini protetti perché era in seno alla natura che l'uomo avvertiva la presenza del divino.
Oggi il verde in città è costretto a fare i conti con il traffico, i parcheggi, è soffocato dall'asfalto, è collocato in aiuole con pochi centimetri di terra, è organizzato in giardinetti dove il verde generico fa da cornice ai troppi monumenti ai caduti.
L'arredo urbano, la disciplina nata all'inizio degli anni Ottanta che avrebbe dovuto dare senso, valore e identità ai luoghi, si è trasformata in breve tempo in un ambito progettuale impegnato a dare forma ai dissuasori di sosta, portarifiuti, panchine, barriere.
Superando l'idea di un'architettura sempre più spesso fatta di monumenti all'ambizione dell'archistar (l'architettura monumentale è l'estetizzazione di una società invece della sua realizzazione'), limitando la crescita degli oggetti dove il design sembra impegnato solo ed esclusivamente a soddisfare i nostri vizi e placare le nostre angosce nel chiuso degli spazi domestici, dovremmo invece sviluppare un ambito disciplinare capace di innescare processi di coinvolgimento creativo, facendo buon uso di conoscenze che vanno dall'antropologia urbana alla sociologia, all'arte, architettura, e design 'nel' e 'per' il sociale.

 

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Da sinistra: Fioriere urbane. Sensori della ricolonizzazione spontanea della città, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2013; Il nostro tappeto quotidiano, fotomontaggio e disegno, 72x92 cm, 2013

Crediti per i testi: Ugo la Pietra, Il verde risolve! Dal giardino alle delizie al nostro verde quotidiano 1980-2014.
Per tutte le immagini courtesy l'artista.