Un progetto di Mali Weil

 

di Andrea Lerda

 

 

The Mountain of Advanced Dreams è un’esposizione a cura di Andrea Lerda inserita all’interno del Programma Sostenibilità del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” CAI di Torino. L’importante sede museale presenta il progetto artistico del collettivo Mali Weil, vincitore della X edizione di Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte italiana patrocinato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, avviata nel 2017 con l’obiettivo di promuovere la produzione, la conoscenza e la diffusione all’estero della creatività contemporanea italiana nel campo delle arti visive.

 

The Mountain of Advanced Dreams si concentra criticamente sul concetto di diplomazie interspecie, ovvero sulle possibilità che abbiamo di immaginare interazioni diverse tra esseri viventi. La ricerca si situa nell’attuale tentativo di decostruire e riscrivere l’attuale cartografia politica delle relazioni tra esseri umani e other than human, e vede impegnate contemporaneamente scienze e discipline umanistiche, arti visive e applicate. 

 

Attraverso una narrazione di impianto fictional e un approccio speculativo, Mali Weil attiva uno sfondamento narrativo che proietta il nostro immaginario verso un futuro prossimo nel quale le diplomazie interspecie sono praticate e allenate fin dalle scuole d’infanzia.
L’intera ricerca muove da una relazione situata al centro dell’immaginario politico e narrativo dell’Occidente, quella tra esseri umani e lupi, e a partire da questo atavico conflitto e mutuo riconoscimento tra predatori, il progetto crea uno spazio che attraversa molteplici direzioni filosofiche, legali, biologiche e narrative. Gli artisti danno così consistenza a una nuova cosmologia fondata sui concetti di forestazione, diplomazia, reciprocità e co-evoluzione. 

Il progetto include i lavori prodotti nell’ambito di Italian Council X 2021 – un video a due canali dal titolo Rituals, un arazzo di grandi dimensioni intitolato Divina et Devorator e la serie Imago – in dialogo con alcune opere precedenti, tematicamente significative per una lettura più completa e articolata di un’ampia indagine dal carattere transdisciplinare. 
Per la vastità dei riferimenti trattati e con una modalità tipica di Mali Weil, The Mountain of Advanced Dreams non si risolve interamente nello spazio museale: ha infatti dato origine alla Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici, un’istituzione diffusa che si pone come spazio di formazione e ricerca interdisciplinare con percorsi innovativi di approfondimento di competenze giuridiche, scientifiche, culturali, oniriche e narrative un tempo familiari all’Occidente, con l’obiettivo di formare le future generazioni di diplomatici e di diplomatiche. In mostra ci sono un serie di materiali prodotti nelle varie aperture della scuola nei mesi scorsi e una vasta bibliografia curata da Mali Weil e acquisita e resa disponibile dalla Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, che permette al pubblico di entrare in sintonia con i temi, la ricerca e le narrazioni che danno corpo al progetto. 

 

 

 

Veduta della mostra presso il Museomontagna. Foto Roberta Segata, 2023.

 

 

Forests, 2019-2022

 

Nella prima parte della mostra è esposta una selezione di opere realizzate tra il 2019 e il 2022 nell’ambito del progetto Forests. Un racconto polifonico che individua nella foresta lo spazio legale, narrativo e politico da cui è possibile muovere per trasformare alcune categorie fondanti del pensiero occidentale e sviluppare pratiche di social dreaming, volte a esplorare nuove modalità di interazione con l’alterità. Forests genera uno spazio nel quale l’umano abbandona l’idea unificante di individuo per riconoscersi in un essere multiplo, abitante-abitato. 
Le prime due opere esposte, quasi a rappresentare un prologo, appartengono a Forests, una ricerca di Mali Weil sulla natura giuridica della foresta. Un progetto articolato che attiva una riflessione dal carattere speculativo sui concetti di cittadinanza, apprendimento, conoscenza e diritto. 
Entrata a far parte del nostro immaginario collettivo, la foresta è comunemente intesa come “luogo altro” nel quale vivono alberi e piante utili al processo di ossigenazione e di assorbimento della CO2, nel quale si compiono le politiche di sfruttamento delle risorse naturali capitalistiche e le pratiche di deforestazione. Un immaginario che Mali Weil decostruisce per compiere un esercizio di re-immaginazione della nostra relazione con l’alterità e per riconoscere l’umano come essere abitante-abitato all’interno di un esteso e complesso spazio relazionale. 

 

Foresta, per Mali Weil, è il luogo della co-evoluzione, della conoscenza, della co-creazione e, al tempo stesso, un concetto necessario per evocare una dimensione culturale, sociale e politica in cui la relazione tra esseri umani e Oltre umani si compie non più secondo regole proprie della nostra specie, ma mediante un palinsesto di leggi e saperi multispecifici. 

 

Forests è articolato in diversi episodi e prende forma attraverso l’impiego di diversi media: una serie di performance realizzate tra il 2019 e il 2020, una serie di stendardi (uno dei quali esposto in questa mostra), una collezione di figure immaginate come grandi bambole con cui giocare (Companions, 2019), un’installazione video (Forests I Dreaming, 2021) e il lungometraggio Forests | An evocation qui esposto.

 

 

Forests, 2019-2022
Forests I An evocation. Veduta dell'installazione video presso il Museomontagna. Courtesy Mali Weil. Foto Roberta Segata, 2023
Stendardo, 2020. Dalla serie Stendardi. Courtesy Mali Weil

 

 

Forests I An evocation è il lungometraggio che conclude il progetto Forests di Mali Weil. L’opera racconta la storia di un rapporto a lungo dimenticato: quello tra le foreste e la cultura occidentale. Una relazione che si è evoluta nel tempo, attraverso un continuo processo di riscrittura di norme giuridiche e prassi culturali e che ancora oggi influenza il nostro modo di interagire con essa. Mali Weil conduce lo spettatore attraverso un viaggio dal carattere rituale e sognante. La narrazione coincide infatti con l’invito a “passare la foresta”, intesa come esperienza rivelatrice per vedere, pensare, sognare e conoscere in un modo inedito tutto ciò che ai nostri occhi appare come altéro. Concepito come un dispositivo in grado di agire sull’immaginario individuale e su quello collettivo, Forests I An evocation è al tempo stesso un esercizio linguistico che identifica la parola come strumento di azione politica. All’etimologia latina, per la quale il termine foresta deriva da “fòris”, connotando questo luogo come foresto e selvatico, che deve essere lasciato fuori sia su un piano spaziale che concettuale, Mali Weil affianca il verbo “forestare”. Un concetto che, per contro, invita allo “stare” in relazione con l’alterità (quello che la filosofa Donna Haraway identifica come lo “staying with the trouble”), nella consapevolezza che la foresta è un groviglio di relazioni così come l’essere umano non è solo abitante, ma l’esito di un assemblage di altre forme viventi. 

 

La serie Stedardi, inizialmente pensata per completare e dialogare con la performance Forests | Unlearning, è diventata cifra stilistica dell’intero progetto Forests, dove ogni elemento chiede allo spettatore di essere completato da una partitura rituale aperta, continuamente riscrivibile.


Noi esseri umani non siamo mai stati individui, anche se ci siamo sempre raccontati così. La nostra presenza, insieme a quella dei molti-che-sono-in-noi e dei molti-cui-siamo-accanto, inserita da sempre in una rete di ecosistemi complessi, può essere raccontata in termini di simbiosi, disturbance e co-design. Quali relazioni possiamo sognare da queste premesse?

 

La serie Stendardi (qui rappresentata da un elemento) propone immagini di comunità politiche non umane. Le figure sono il pretesto per attivare un cambio di paradigma, senza spingere gli Altri all’interno del nostro modo di pensare la politica, ma trasformando la civitas in uno spazio fisico e concettuale non esclusivamente umano. 

 

 

 

Mali Weil, Lessico della Diplomazia, 2023. Veduta dell'installazione presso il Museomontagna. Courtesy Mali Weil. Mali Weil. Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici, 2023. Materiali del programma pubblico, a cura di Mali Weil. Nell'ambito di The Mountain of Advanced Dreams. Progetto realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2021). Courtesy Mali Weil

 

 

Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici, 2023

 

La Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici riunisce una serie di percorsi di formazione continua, sia intensivi che di lunga durata, sparsi in diverse aree del mondo. 
Alternando corsi teorici e speculativi con attività pratiche e interventi sul campo e utilizzando metodologie trasversali, permette di costruire competenze utili alle professioni della diplomazia interspecifica. La scuola è attiva anche come istituto avanzato di ricerca in studi licantropici. La scuola opera con piccoli gruppi di persone umane e oltre umane di età e background differenti e prevede formati di apprendimento reciproco basati su esperienze, performance e simulazioni, escursioni e analisi, nonché lezioni di esperti e discussioni di gruppo. Accedere a questo percorso formativo significa accettare un ri-posizionamento dell’umano, dell’anthropos come parte di un più ampio assemblage relazionale. Significa riconoscere che siamo tutti commensali alla tavola del sole. I differenti percorsi di studio offrono una preparazione multidisciplinare avanzata nel campo dei rapporti interspecie che coinvolgono animali, vegetali, funghi e microbi, includendo la comprensione e l’operatività multilaterale di organizzazioni politiche specie-specifiche e trans-specifico. 

La Scuola è presente in mostra in chiave simbolica, attraverso una selezione di testi che compongono il suo vasto programma di studi, a disposizione del pubblico per la lettura e la consultazione. Questo spazio aperto di conoscenza viene proposto in relazione a un lessico creato appositamente per la mostra: concetti, parole e domande che allo stesso tempo fondano e definiscono il processo di ricerca intorno ai concetti di Diplomazie, Interspecie, Sogno. 
La Scuola sarà anche attivata da una serie di talk ed esperienze educative durante il periodo della mostra.
Una selezione della bibliografia, su cui si basa il programma di studi della scuola, è presentata grazie alla collaborazione con la Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano. 

 

 

Rituals. The Mountain of Advanced dreams - episodio 1, 2023 Courtesy l’artista e Museo MADRE Progetto realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2021)

 

 

Rituals, 2023

 

Rituals è il primo episodio di un’ideale serie che affonda dentro le Diplomazie Interspecie attraverso punti di vista diversi: gli aspetti legali, le pratiche e le azioni quotidiane, il sogno e − appunto − i riti. In questo video a due canali vediamo, rappresentati in 3 riti diversi, temi che si annodano attorno al concetti di corpo, divorazione e morte. 
I riti esposti appartengono a cenacoli diversi: due sono speculari e presentano le prove per accedere e uscire “per divorazione” dalla carriera diplomatica, sancendo il superamento di quell’idea tipicamente occidentale che vede l’anthropos in cima alla catena alimentare, come un divoratore che non può essere divorato.
Il terzo rito è un’iniziazione, tramite l’antico cerimoniale dionisiaco dell’oscillare, che nel mondo delle Diplomazie Interspecie permette l’accesso alla “Montagna dei Sogni Avanzati”, dunque a una forma di conoscenza e di connessione con l’alterità che avviene attraverso la pratica di un sogno condiviso. 

 

 

 

 

Mali Weil, Divina et Devorator, 2023 Courtesy l’artista e Museo MADRE Progetto realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2021). Foto Roberta Segata, 2023 
Rituals. The Mountain of Advanced dreams - episodio 1, 2023 Courtesy l’artista e Museo MADRE Progetto realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2021)

 

 

Divina et Devorator, 2023

 

Sono passati ormai molti anni da quel 19 febbraio 1985, quando Val Plumwood − famosa filosofa e diplomatica interspecie − ha lottato con un coccodrillo che l’ha trascinata sott’acqua per divorarla, e ha poi potuto raccontare lo shock di essersi vista, per alcuni terribili momenti, ridurre a cibo. Tuttavia nella modernità occidentale l’idea che il corpo umano possa nutrire altre creature viventi rimane tuttora un tabù. 
Dal punto di vista delle Diplomazie Interspecie la divorazione è un terreno di negoziazione per stringere alleanze con un determinato territorio fino a imparentarsi con esso. 

 

Divina et Devorator (divina e che tu sia divorato), rappresenta quindi uno dei passaggi concettuali centrali per immaginare un superamento dell’antropocentrismo ed è la pietra angolare delle politiche diplomatiche interspecie. 

 

Costruito sia come un’invocazione che un obbligo, reso appunto da un imperativo futuro, rara costruzione appartenente alla lingua giuridica, l’arazzo è parte di una trama che tenta di riconoscere l’umano come parte di una comunità dove le politiche di circolazione della materia vivente non sono ridotte ad una questione interna a una specie, bensì generano quel corpo-assemblaggio, quel corpo-paesaggio che è esattamente ciò che permette costantemente di oltrepassare i propri limiti corporei. 

 

 

Mali Weil, Imago, 2023. Courtesy Mali Weil e Museo MADRE. Progetto realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2023). Foto Roberta Segata, 2023

 

 

Imago, 2023

 

Gli Imago in quanto elementi del worlding che Mali Weil sta costruendo, sono pensati come una serie di gioielli da indossare e rappresentano, da un punto di vista legale, le relazioni e i territori con cui i diplomatici e le diplomatiche hanno a che fare. 
All’interno della dimensione fictional in cui il progetto si muove, sono oggetti simbolici ufficiali, riconosciuti dalla Comunità Internazionale, che costruiscono una sorta di vocabolario visivo, capace di trasformare lo status legale del corpo che li indossa.