I ÆM YOU - Essere montagna è il titolo del progetto presentato ad Aosta il 26 e 27 aprile 2025. Promosso dall’Assessorato alla Cultura della Città di Aosta nell'ambito delle celebrazioni di Aostae2025, organizzato dal Museomontagna di Torino e a cura di Andrea Lerda, l'iniziativa è nata con l’obiettivo di coinvolgere gli abitanti in una riflessione collettiva sul rapporto tra persone, città e montagna.
Come riscoprire il senso di appartenenza a un luogo? Come sentirsi comunità all'interno di un territorio montano che chiede di essere messo al centro delle politiche del presente e del futuro?
Grazie alle opere di quattro artistæ allestite nello spazio pubblico e presso alcuni luoghi significativi della città, I ÆM YOU ha attivato una serie di stimoli visivi volti a sollevare interrogativi sulla relazione culturale, emozionale e ambientale tra cittadine, cittadini e il territorio montano nel quale vivono.
A partire dall’identità storica della città – il suo essere un centro che è nato, cresciuto e si è modificato dalla preistoria, all’epoca romana, fino al presente, attraverso un rapporto simbiotico con le montagne – il progetto si è inserito in una prospettiva temporale direzionata verso il futuro.
Muovendo dalla consapevolezza delle complessità e delle sfide che la società globale sta attraversando sul piano politico, socio-economico ed ecologico, una serie di domande hanno guidato la narrazione di questa iniziativa, invitano a considerazioni individuali, sinergie collettive ed energie di cambiamento.
Nell’epoca in cui all’iper-connessione digitale fa seguito una disconnessione sempre più marcata sul piano interpersonale, quali sono le possibilità per ricreare un sentimento di comunanza? Esiste una relazione affettiva che guida il rapporto tra i valdostani e le loro montagne? È possibile ridefinire il concetto di cura tra le persone e quello di appartenenza a un luogo? Quali sono le criticità e le opportunità di abitare le aree montane nel tempo a venire? In che modo e in che misura la responsabilità individuale e quella comunitaria possono allearsi per agire su forme di cambiamento necessarie?
Hannes Egger, Piazza della Comunità Montana, 2025, Piazza Emile Chanoux, Aosta. Courtesy l'artista
Nel mese di marzo 2025, l’artista altoatesino Hannes Egger ha trascorso un periodo di tempo in residenza ad Aosta, durante il quale è entrato in ascolto del contesto locale. Grazie alla collaborazione con PLUS Community Hub, Egger ha interagito in maniera diretta e indiretta con gli abitanti della città, provando a esplorare il loro rapporto con la montagna. Nell’ambito di un workshop, realizzato con alcuni studenti del Liceo Scientifico e Linguistico "Edouard Bérard", una serie di interrogativi hanno guidato l’esperienza: che cosa sono per noi le montagne e quali sono i sentimenti che suscitano nel nostro animo? Ci proteggono? O forse ci opprimono? Fanno parte del nostro passato? Quali pensieri guidano lo sguardo verso il futuro?
Nel tentativo di sondare l’effettiva presenza di un sentimento di affiliazione tra le persone e il contesto in cui abitano, il senso di appartenenza a un luogo, quello di comunità e di cura, la presenza dell’artista ha sollecitato gli interlocutori a domandarsi cosa significhi abitare in un contesto montano, anche in relazione alle complessità politiche, economiche, sociali e ambientali attuali.
Hannes Egger ha restituito questo percorso con un’opera partecipata che ha preso forma in Piazza Émile Chanoux sabato 26 e domenica 27 aprile. Rinominando la piazza − che diventa temporaneamente Piazza della Comunità Montana − l’artista invita le persone a interagire con uno spazio inedito, nel quale compiere un esercizio di l’immaginazione individuale e collettiva sul rapporto tra città, persone e montagna.
Stefano Cerio, Brenva, 2023. Installazione e video. Courtesy l'artista
L’installazione di Stefano Cerio, esposta presso il cortile di PLUS Community Hub, rappresenta il limite del ghiacciaio della Brenva nel 1975, prima dell’accelerazione drammatica della sua fusione e del suo arretramento.
Il muro ghiacciato che l’artista evoca con questo gonfiabile di colore azzurro, alimentato da un elemento volatile ed effimero come l’aria, è l’immagine della perdita, la rappresentazione tangibile di come l’impatto antropico stia irrimediabilmente compromettendo un equilibrio ambientale con inevitabili ricadute per gli ecosistemi naturali e per le condizioni di vita umane.
Con questa immagine, memoria visibile di qualcosa che non esiste più, l’artista porta la montagna in città, all’interno di un luogo vissuto in modo particolare dai giovani, oggi più che mai chiamati alla consapevolezza, alla partecipazione e alla rivoluzione per un mondo migliore.
Il lavoro si completa con un’installazione video che è possibile vedere presso il Salone Ducale del Comune di Aosta. Le immagini documentano il viaggio di un drone da quello che nel 1975 era il limite del Ghiacciaio della Brenva – il secondo per estensione del versante italiano del Monte Bianco – fino alla sua attuale parte finale. Sfidando le possibilità tecniche di volare ad alta quota di questo mezzo, Stefano Cerio ci permette di muoverci sopra un letto di pietre, là dove un tempo tutto era ricoperto dalla spessa lingua di ghiaccio e neve.
L’esperienza visiva essenziale e priva di costruzioni narrative particolari, lascia spazio al coinvolgimento emotivo individuale di chi osserva questa scena carica di drammaticità. Documentando la ritirata dei ghiacci, grazie a uno strumento che è emblema del progresso tecnologico contemporaneo, il video invita a riflettere sul rapporto tra crescita e decadimento, evoluzione e distruzione, armonia e caos, ordine ed equilibrio, passato e futuro.
Bea Bonafini, And the Gods Made Love, 2025. Veduta dell'installazione presso il MEGA Museo - Area megalitica di Aosta. Courtesy l'artista
L'opera And the Gods Made Love, realizzata dall’artista Bea Bonafini per I ÆM YOU. Essere montagna, esplora il tema della creazione divina su una scala universale e monumentale.
Nella scena rappresentata – emersa dall’immaginario dell’artista e influenzata dalla sua recente esperienza della maternità – la vita si affaccia su una catena montuosa all’interno di un paesaggio notturno, pieno di magia e di energia generativa. Le montagne sono l’ambiente nel quale una nuova creatura viene al mondo, l’alba di una nuova vita e lo sguardo verso il futuro. Corpo umano e mondo naturale si fondono in un tutt’uno che emana sacralità, unicità e preziosità, sottolineando la creazione come una forza solenne e sublime.
Esposto presso il MEGA Museo di Aosta, il piccolo disegno dal forte valore simbolico entra in profonda risonanza con l’identità di questo luogo, nel quale le tracce stratificate che i Sapiens qui hanno lasciato nel corso dei millenni, sono la testimonianza viva del primordiale legame tra gli esseri umani e l’ambiente montano.
In un tempo di grandi complessità e di rapidi cambiamenti sul piano culturale, ecologico e tecnologico, la prospettiva archeologica attraverso la quale siamo chiamati a osservare questo lavoro, rende estremamente attuale il bisogno di riscoprire concetti come la risonanza, l’empatia e la mescolanza, nonché di indagare con sguardo critico e consapevole il rapporto tra la cultura umana e l’ambiente in cui essa si sviluppa.
Caterina Gobbi, Convergenza armonica: storie di pietre, fiori, fuochi e spiriti dei boschi, 2025. Installazione sonora. Veduta dell'opera presso il Chiostro romanico di Sant'Orso. Courtesy l'artista
In Convergenza armonica: storie di pietre, fiori, fuochi e spiriti dei boschi, tre altoparlanti fissati su strutture auto-portanti realizzate con tubi metallici da cantiere, riproducono tracce sonore nelle quali si mescolano voci deformate e ripetute.
Questi strumenti, abitualmente usati per diffondere slogan e per manifestare il dissenso in pubblico, diventano in questo caso dei mezzi di propaganda che invitano a ripensare il nostro modo di relazionarci alla natura.
Nel coro di voci si mescolano frammenti di racconti della tradizione orale alpina, all’interno della quale antiche leggende e storie popolari testimoniano il profondo legame tra gli esseri umani e tutto ciò che altro dall’umano. Narrazioni che descrivono la montagna come un corpo vivo e senziente, abitato da alberi dotati di anima, fiumi in grado di comunicare e rocce che si muovono. Racconti di creature a metà tra persone e piante, di donne e uomini selvaggi, in parte umani e in parte muschio, che abitano le foreste e proteggono gli animali. Testimonianze di una consapevolezza interspecie oltre umana che esiste fin dai tempi remoti e che oggi siamo chiamati a riscoprire.
Contestualizzata in un più ampio dibattito filosofico contemporaneo, Convergenza armonica: storie di pietre, fiori, fuochi e spiriti dei boschi invita al superamento della visione antropocentrica e a immaginare un modello culturale che ci aiuti a riconoscere le pietre, i mari, le montagne, i vegetali, le creature animali e tutto ciò con cui coabitiamo, come attori politici al pari di noi esseri umani.