Scenari primordiali

 

 

Living Room è una residenza d’artista che prende vita nel centro storico di Cuneo, organizzata dall'associazione Art.ur e a cura di Andrea Lerda.
L’edizione 2023 esplora il concetto di habitat da più punti di vista e attraverso uno sguardo evolutivo. Il tema dell’abitare – elemento centrale del progetto, che da sempre affronta la condizione del coesistere come esperienza feconda e generatrice di immaginari – è indagato sia su un piano formale che concettuale. 

 

4 artisti italiani – Alice Faloretti, Fabio Marullo, Valentina Furian, Alberto Scodro – in dialogo con altrettanti interlocutori, sono stati chiamati a compiere un viaggio fisico e mentale alla scoperta di ambienti naturali come grotte, riserve, miniere e aree montane presenti sul territorio cuneese. Luoghi in grado di raccontare, ancora oggi, dinamiche geologiche e biologiche che evocano immaginari di un tempo primordiale, ma che al contempo aprono a una serie di riflessioni aggiornate in relazione ai mutamenti ambientali attuali.

 

Gli “scenari primordiali” evocati dal sottotitolo del progetto, non vogliono rappresentare un ritorno a un vivere primitivo. Primordiale è piuttosto riferito al sentimento di risonanza con un natura oggi diventata “muta” e che siamo chiamati a riscoprire. Qualcosa che è “dentro di noi”, alla base della nostra esistenza, e quindi antecedente a ogni socializzazione e civiltà, che ci lega al mondo esterno secondo una relazione responsiva, oltre il nostro pensiero cosciente e forse oltre le nostre sensazioni e percezioni.

 

 

Valentina Furian, Axel Island, 2023. Installazione video

 

 

Valentina Furian è un’artista di base a Milano.
La sua ricerca si formalizza in particolare attraverso il mezzo video, strumento attraverso il quale indaga il potere semantico delle immagini in movimento. 
Nelle sue opere, molto spesso caratterizzate da ambientazioni notturne, l’artista rivolge il suo sguardo privilegiato verso figure animali come asini, cani, dinosauri o animali marini come nel caso delle meduse; presenze ritratte in una dimensione sospesa, indefinita e a tratti irreale. Mescolando immaginari quotidiani e onirici, esplora le dinamiche di potere − fisico e sociale − alla base della relazione storica tra human e other than human.

 

 

Nell’ambito di Living Room 2023 ha condiviso la residenza con Pietro Carluzzo e il Comitato per il futuro del Centro Storico di Cuneo. In relazione al concept proposto per questa edizione, l’artista ha visitato la Grotta di Rio Martino a Crissolo, il Centro Uomini e Lupi a Entracque, il Kino Museo di Valgrana e i Giardini Dino Fresia a Cuneo, per concentrare poi la sua attenzione sul mondo geologico. 
L’opera video che viene presentata a Cuneo nasce dall’esperienza vissuta all’interno degli spazi carsici della Valle Po. Un viaggio che l’artista ha compiuto in compagnia del biospeleologo Enrico Lana, di Enrico e Jacopo Elia del Gruppo Speleologico Alpi Marittime CAI di Cuneo.

 

In Axel Island, una costante tensione tra oscurità e fonte luminosa accompagna il visitatore alla scoperta di uno spazio primordiale. Valentina Furian crea una narrazione visiva nella quale tempo geologico e paure ancestrali si fondono in un’esplorazione simbolica sulla natura umana e più in generale sull’origine delle cose. L’opera si focalizza sul tema della ‘rivelazione’ e riflette sulla luce come elemento fondante del cinema e della speleologia. Così come l’illuminazione accompagna le esplorazioni ipogee e diventa strumento per rivelare mondi sconosciuti, al tempo stesso è il susseguirsi di immagini luminose che dà forma alla magia del cinema. 

 

Il video dialoga con una serie di documenti e di materiali d’archivio che appartengono al Kino Museo di Valgrana e incentrati sul tema delle grotte. L’artista crea così un cortocircuito di riferimenti visivi sia sul piano concettuale che formale.
Immersa negli spazi del Comitato per il futuro del Centro Storico di Cuneo, l’opera di Valentina Furian trasforma questo luogo in una sorta di caverna. Qui, la luce è presenza simbolica necessaria per “portare alla luce” necessità e bisogni della comunità; elemento che orienta scelte e strade da intraprendere.

 

 

Valentina Furian, Axel Island, 2023. Installazione video

 

 

Alberto Scodro è un artista di base a Vicenza.
Nella sua ricerca, da sempre legata in maniera viscerale alla terra e ai suoi significati, osserva con sguardo fenomenologico le trasformazioni della materia. Sostanze naturali e artificiali, spesso portate a interagire su un piano fisico e concettuale, sono chiamate a manifestare possibilità espressive inedite e ad attivare visioni speculative. 
Mosso da una forte propensione alla sperimentazione, arricchita da riferimenti alla storia dell’arte, alla mitologia e alle scienze naturali, Alberto Scodro sollecita lo spettatore a riflettere sulla nostra relazione con la parte di mondo spesso non accessibile. 

 

 

Nell’ambito di Living Room 2023 l’artista ha condiviso la residenza con Annalisa Gossa e Fabio Massucco. Durante la permanenza a Cuneo ha visitato la Riserva dei Ciciu del Villar e le Grotte di Bossea, due luoghi estremamente sintonici con i principi teorici, concettuali e formali che guidano il suo fare artistico. Attratto principalmente dalla grotta come ambiente sotterraneo, l’artista ha dato forma a un progetto che esplora il sottosuolo in quanto spazio dell’abitare. 
In Talpidi, 13 calchi di tane di talpa sono stati assemblati in una scultura dallo sviluppo verticale.
Ogni elemento, caratterizzato da un’estetica dinamica e serpeggiante, è l’immagine di un ambiente inaccessibile all’essere umano. Che si tratti di canali di comunicazione, di spazi “domestici” o di semplici rifugi, questi luoghi simili a tunnel disegnano una fitta rete di passaggi sommersi, animati da una frenetica attività animale.

 

Alberto Scodro mette in relazione l’architettura delle grotte, scavate dall’azione di erosione millenaria da parte dell’acqua, con quella delle tane delle talpe, un complesso sistema di gallerie sotterranee frutto dell’attività di erosione all’interno della terra. L’artista riflette indirettamente anche su un altro elemento che accomuna questi ambienti: il buio. Una condizione che le sia le talpe, sia le forme di vita ipogee e quelle sotterranee vivono, privilegiando all’uso della vista quello di altre capacità sensoriali.

Estraendo letteralmente dalla terra la forma negativa delle tane − compiendo un’azione di coercizione* nei confronti dei loro abitanti − Alberto Scodro attiva provocatoriamente una serie di riflessioni in merito all’azione invasiva delle attività umane; accende i riflettori sugli “altri” mondi che animano costantemente la vita sulla Terra e invita al ripensamento del concetto di adattamento in ottica evoluzionistica.

 

*Per la realizzazione dell’opera nessun danno o violenza fisica è stata arrecata alle talpe.

 

 

Alberto Scodro, Talpidi, 2023. Tecnica mista

 

 

Fabio Marullo è un artista catanese di base a Milano.
Nella sua ricerca, fatta in prevalenza di opere pittoriche, disegno e scultura, concentra l’attenzione sull’osservazione dei fenomeni della vita e sulle leggi che governano le dinamiche del vivente. Il suo lavoro si presenta spesso come un viaggio dentro un giardino sconosciuto, con l’intento di coglierne la natura invisibile, misteriosa, forse caotica, di indagare le proprietà delle cose e dei luoghi ma, prima di tutto, della natura e degli organismi che la abitano. 

 

 

“La mente rimane stordita guardando così lontano negli abissi”. Le parole del matematico John Playfair  sono utili per restituire la sensazione di sbalordimento e di sopraffazione che l’artista ha vissuto visitando la miniera uranifera di Lurisia. Scoperta per caso nel 1912 dalla studentessa di Geologia Pia Bassi, solo più tardi sarà oggetto di interesse per gli studi sulla radioattività, sull’energia nucleare e sulle proprietà terapeutiche della fonte che vi sgorga all’interno. Marie Curie, scienziata di fama internazionale e Premio Nobel per aver scoperto il Radio, certificò le qualità curative derivanti dalla radioemanazione delle sue acque. 

 

Attraverso un camminamento stretto scavato nella montagna, nel quale corpo umano e corpo geologico sono in relazione costante; immerso in uno spazio in cui il tempo sembra essersi fermato; avvolto da pareti rocciose che alla luce di wood rivelano una costellazione fluorescente di micro particelle di autunite (un minerale radioattivo, fosfato idrato composto da uranio e calcio) incastonate nella roccia, Fabio Marullo ha percepito tutta l’energia “primordiale” celata nella materia.
Primo elemento fissile scoperto in natura che reagisce con l’acqua acquisendo stabilità; materiale importante per la datazione radiometrica dei fossili; principale fonte del calore che mantiene liquido il nucleo della Terra e il soprastante mantello, l’uranio è un metallo pesante e dalle proprietà radioattive che ci riporta agli albori dell’esistenza. Sostanza mutevole che nella sua composizione chimica contiene, ironia della sorte, quell’instabilità che l’essere umano non dovrebbe mai né dimenticare né sottovalutare quando si misura con la Natura e le sue risorse. 

 

Le opere che compongono la narrazione di Non sono lucciole, ma uranio condensano la dimensione materica e le suggestioni visive percepite nella miniera. Nel primo ambiente l’artista espone una scultura realizzata con polvere di mika mescolata a un ossido di colore giallo, a evocare la “Yellowcake”, prodotto finale dei processi di concentrazione e di purificazione dei minerali estratti che contengono l’uranio.
Nella secondo, appoggiate su due piedistalli, due sculture sferiche in vetro soffiato contenenti acqua con fluoresceina, contrasto ossimorico tra la fragilità del contenitore e la potenziale pericolosità del suo contenuto. Infine un dittico ad olio su lino, piccolo varco di accesso al mondo naturale. 

 

 

Fabio Marullo, Non sono lucciole, ma uranio 2023. Tecnica mista

 

 

Nell’ambito di Living Room 2023 Alice Faloretti ha condiviso la residenza con Francesca Cavallera e Alberto Cornero. L’opera che presenta nasce dalle suggestioni percepite nei diversi luoghi naturali nei quali è stata accompagnata in visita, tra cui le Grotte di Bossea, le cave di alabastro a Busca, i territori della Valle Stura e la Riserva Naturale dei Ciciu del Villar a Villar San Costanzo.

 

Il dipinto dal titolo Il silenzio era molto più fondo che durante la notte di luna nasce inoltre dalla lettura del libro “La parete”, della scrittrice austriaca Marlen Haushofer, che l’artista ha ricevuto in prestito durante la residenza. Nel racconto, una donna, una Robinson Crusoe dei nostri giorni, durante una gita in montagna rimane separata dal resto del mondo da una parete sorta misteriosamente. Dovendo organizzarsi per sopravvivere, matura una capacità di coesistere con la natura, gli animali, se stessa e il proprio passato.

 

Faloretti condensa assieme tutti questi riferimenti, non fornendo alcun tipo di rispondenza al reale. Il paesaggio onirico abita il meta spazio e il meta tempo, allude a un mondo primitivo o forse a un luogo futuro da ricostruire. I contorni sfumati delle forme e le cromie accese dichiarano che siamo di fronte a un universo in trasformazione, denso di energia e di vitalità. Pare di osservare l’istantanea di un mondo che sta per finire, o forse quella di un nuovo ecosistema che sta per iniziare. Ciò che è certo è che in entrambi i casi ogni presenza umana sembra essere fisicamente esclusa.

 

Alice Faloretti è un’artista di base a Brescia.
Il paesaggio − quello vissuto in prima persona − è il soggetto privilegiato di una ricerca pittorica dal carattere magmatico, ancestrale e surreale.  Grotte, caverne, montagne, silhouettes vegetali e scenari marini sono solo alcune delle immagini provenienti dal suo archivio personale, dalla storia dell’arte, dal mondo della speleologia, da suggestioni emerse dalla lettura di libri o dal mondo del cinema, ricostruite mediante il disegno e ulteriormente trasfigurate attraverso la pittura.

 

 

Alice Faloretti, Il silenzio era molto più fondo che durante la notte di luna, 2023. Olio su tela